MUSICA E TERAPIA : UNA SINERGIA DI GRANDE EFFICACIA

L’uso terapeutico della musica risale a Davide e Pitagora ed il concetto di musica come terapia e’ stato trattato da pensatori di tutte le epoche ed in varie parti del globo.

La musicoterapia come disciplina nasce pero’ solo nel Novecento quando da rituali e pratiche empiriche si passa a protocolli terapeutici che implicano osservazioni mediche rigorose, esperienze cliniche, biologiche e neurofisiologiche. Questa disciplina ha origine dalla riflessione del rapporto uomo-suono che si instaura a partire dai nostri primi istanti di vita fetale nel grembo materno sino alla vita adulta.

L’elemento sonoro, sebbene asemantico, permette manifestazioni comunicazionali ed artistiche tipiche dell’uomo; esso infatti stimolando i sensi, suscitando emozioni e sensazioni, provocando reazioni fisiologiche e mentali funge da oggetto intermediario nel ricondurre l’individuo ad un ordine naturale ristabilendo la sintonia psico-fisica dell’essere con l’ambiente.

La musicoterapia viene applicata fondamentalmente in tre aree terapeutiche: educativo-preventiva, riabiltativa e psicologico-psichiatrica e viene praticata secondo due diverse metodologie: “musicoterapia attiva o produttiva”, in cui il paziente stesso produce dei suoni tramite strumenti musicali semplici e “musicoterapia passiva o recettiva” basata sull’ascolto di brani scelti dal terapeuta.

La prassi musicoterapica si e’ dimostrata utile in diversi settori: e’ considerata parte delle metodologie pedagogiche nei programmi di sostegno; offre nel corso delle sedute psicoterapiche di stabilire una relazione affettiva con pazienti colpiti da nevrosi gravi e psicosi e svolge un ruolo catalizzatore perché prepara emozionalmente il terreno ad altre influenze terapeutiche; serve a creare una musica d’atmosfera negli ospedali e negli istituti per anziani; serve a mitigare gli effetti dolorosi di alcuni interventi chirurgici, odontoiatrici e anche durante il parto; può essere considerata come trattamento degli stati ansiosi per le sue proprietà rilassanti e riequilibranti ed utilizzata nelle patologie psicosomatiche con soggetti instabili e nervosi.

In Italia la musicoterapia, vista in passato come pratica alternativa, ha raggiunto un’indubbia professionalità suscitando l’interesse di terapisti, delle famiglie con soggetti portatori di handicap, ma anche la curiosità del cittadino comune.

In una visione di più ampio respiro che trasformi la musicoterapia in una pratica sociale, e’ senz’altro positivo la sua introduzione nel mondo scolastico con D.P.R. del 12 febbraio 1985 per introdurre all’interno dei programmi ministeriali attività musicoterapeutiche e di educazione musicale utili sia per i bambini portatori di handicap che per tutti i giovani  in formazione.

Purtroppo, pur tenendo conto di tutto ciò che abbiamo detto, non dobbiamo mai considerare l’approccio musicoterapico come panacea risolutrice di qualsiasi malanno perché ahimè una cura non consisterà mai in una dose di Si bemolle e Do diesis; infatti non si troverà scritto mai da nessuna parte che per guarire alla depressione basta ascoltare per dieci minuti un concerto di Mozart, seguiti da tre minuti di Silk Road di Kitaro. Troverete invece molte storie in cui l’approccio musicoterapico è stato di grande valenza nell’affiancare una opportuna farmacoterapia. Bisogna infatti tenere sempre presente che la musica può guarire ma non su ricetta. Il suo potere varia a seconda della composizione, di chi la esegue, di chi l’ascolta, della postura scelta per ascoltare e di altri fattori. La guarigione musicale, fra l’altro, fa anche parte di un approccio olistico che combina terapie del suono (ascolto, canto, vocalizzi) e cambiamenti dietetici, esercizio fisico e meditazione.

Anche se alcune vicende nel campo medico annoverano vari successi l’evoluzione della professione di musicoterapeuta è in continuo progredire.

Per quanto se ne possa sapere, nessuno e’ stato ancora in grado di ripetere l’impresa dei figli di Autolico, che cantarono formule magiche sulla ferita di Ulisse e “fermarono il nero sangue....guarendolo per bene”.

Comunque, si possono raccogliere vari referti terapeutici e vari materiali bibliografici che confermano l’utilizzo della musica come potente catalizzatore nel processo di guarigione.

C’è da dire anche che all’inizio del nuovo secolo, ulteriori ricerche forniranno una base più solida all’uso della musica e della voce come strumenti terapeutici e senz’altro nuovi modelli biomedici, modificheranno e forse sostituiranno quelli che hanno regolato la cura della salute sino ad oggi.

La speranza riposta in questa conoscenza e’ che possa influire sull’esecuzione musicale, sulla composizione, sui gusti dell’ascolto, contribuendo allo sviluppo degli individui e favorendo lo sviluppo di una comunità mondiale più intonata ai ritmi sani e tranquilli della vita.

Che sia un invito per tutti noi ad essere partecipi e testimoni di questa lieta rivoluzione futura.

                                                                                                             Andrea  Spadoni

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